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Dee e crescita personale | Cosa vuol dire lavorare con le Dee

Le popolazioni antiche, in tutto il mondo, davano una grande importanza ai miti e alle leggende. Per loro erano parte della vita quotidiana. Se ne servivano per spiegare le loro origini, o tutto ciò che per loro era incomprensibile. Allo stesso tempo erano il racconto di quello che avrebbe dovuto essere l'essere umano ideale. Attraverso comportamenti attraenti o respingenti, proprio come nelle favole, i miti insegnavano una morale.

Miti e leggende, quindi, servono come memoria storica, insegnamento, ammonimento. Permettono al popolo di avere una sua identità e a noi, che veniamo dopo, di comprendere quell'identità, che appartiene anche a noi, perché di quelle culture siamo figli: esse rappresentano le nostre radici, l'inconscio universale nel quale anche noi ci muoviamo, cresciamo, impariamo.

Dal momento quindi che miti e leggende sono così importanti per noi, cosa significa a livello pratico usare gli archetipi nascosti nei miti delle Dee?


Cosa vuol dire lavorare con le Dee


Raccontare la storia di una Dea richiede molto più che leggerla e ripeterla. In quelle storie sono spesso racchiuse delle chiavi di comprensione molto importanti, per cui meritano un grande rispetto. Prima di ogni altra cosa, io per prima devo entrare in quel mito e comprendere cosa stia cercando di insegnare.

Perché la Dea in questione parla o si comporta in una certa maniera? Qual è il contesto in cui si muove? Chi racconta quella storia? Quali influenze ha subito dalla società e dalla mentalità in cui era immerso?

Non è facile analizzare un mito in questo modo. Richiede tanta consapevolezza e la capacità di ascoltare il proprio intuito.

Perché, se è vero che quegli archetipi sono impressi dentro di me, è vero anche che io posso comprenderli a fondo solo ascoltandomi con attenzione.


Alcuni esempi


Un esempio eclatante di questo concetto è la storia di Medusa. Sebbene tutti noi la conosciamo, scavare un po' più a fondo nel mito fa sorgere delle domande, ed è solo la nostra sensibilità a darci una risposta.


Medusa era una sacerdotessa di Athena, e con la sua bellezza aveva attirato l'attenzione di Poseidone, Dio del mare. Rifiutandosi di accettare i ripetuti no della ragazza, che aveva votato la sua vita alla Dea, Poseidone la violentò. La leggenda racconta che Athena, piena di rabbia, punì Medusa, trasformandola in un orribile mostro con i capelli come serpenti e gli occhi che trasformavano in pietra chiunque lei guardasse.

Che cosa leggiamo in questa storia? Possibile che una Dea punisca chi non ha assolutamente colpa dell'accaduto? Non assomiglia molto alla mentalità patriarcale e maschilista (che grazie a Dio non tutti hanno) secondo cui se una donna viene stuprata è comunque colpa sua, per come era vestita, per il modo in cui parlava, per la via in cui camminava? In questo caso la mentalità della società dell'epoca è più che evidente. Questa consapevolezza porta a indagare e solo allora scopriamo che il serpente era un simbolo della Dea, che parlava di conoscenza, guarigione, trasformazione. E tutta la storia assume una sfumatura diversa.


Ben diverso l'esempio di Rhiannon, Dea celtica dei cavalli e dell'Altromondo. La storia inizia con un giovane re che esegue un rito per richiamare una meraviglia. La meraviglia appare: una donna bellissima in groppa a un cavallo, che lui insegue senza successo. Alla fine il re chiede alla donna di fermarsi e lei lo fa, rimproverandolo per averla inseguita senza aver pensato a chiedere, semplicemente, che si fermasse. La storia ovviamente continua e la donna, Rhiannon, deve affrontare parecchie avversità, ma noi ci fermiamo qui perché già notiamo il particolare che ci serve. La storia insegna ad avere rispetto del volere di una donna, perché il re riesce a raggiungerla colo quando si ferma e le chiede di fermarsi. Questa storia era narrata da una popolazione che, per cultura, rispettava il ruolo delle donne nella vita, vivendo spesso con meraviglia la capacità femminile di dare la vita. Ecco che in questo caso, la diversa mentalità si riesce a percepire.


Dopo il racconto



Il racconto diventa quindi uno strumento di riflessione molto importante: il modo in cui lo viviamo, le domande che nascono, le qualità che vengono evidenziate, il contesto. Tutto diventa uno spunto per inoltrarsi dentro il proprio essere.

In tutto ciò, il mio lavoro è quello di facilitare queste riflessioni, accompagnando la persona in un viaggio che si rivela, sempre, entusiasmante.


Il risultato?



La consapevolezza di avere quelle stesse caratteristiche dentro di noi ci rende più facile riconoscerle ed esprimerle.

Torniamo per un attimo a parlare di Athena: il suo archetipo ci parla di indipendenza, saggezza, capacità di battersi per i propri obiettivi, ma con intelligenza, in modo strategico. Ci parla di autostima e capacità strategica.

Una donna che riconosce queste qualità in sé e impara a esprimerle, accetterà che qualcuno la sminuisca, la maltratti o le metta le mani addosso? O sarà capace di farsi valere? Un mondo fatto di donne del genere sarebbe migliore o peggiore?

Ecco perché per me è così importante il lavoro con le Dee: permette di immergerci dentro noi stesse in modo magico ma profondamente reale.


Pensi che questo modo di affrontare la crescita personale sia adatto a te? Scrivimi qui e vediamo insieme come possiamo lavorare.


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